La rivalutazione del 7,3% delle pensioni, scattata a gennaio, è inferiore di quasi un punto all’aumento reale dell’inflazione nel 2022, che è stato +8,1%. Non solo: continuare a riservare la rivalutazione solo alle pensioni fino a 4 volte il minimo Inps (2.101,52 euro), sta penalizzando tutte quelle persone che hanno una pensione di importo superiore e che per averla hanno versato, nella loro vita contributiva, grandi redditi di capitalizzazione pensionistica”.
Così Pier Giorgio Piccioli presidente della Fipac, a margine della giunta della Federazione, tenutasi oggi a Roma.
“Il 7,3% è stato calcolato a settembre 2022 ed ancora oggi l’inflazione non accenna a diminuire. Il rientro della stessa, infatti, si sta rivelando più lento del previsto, come certifica anche l’ISTAT. Il caro vita colpisce tutti e non riteniamo sia corretto non tenere conto di ciò nei confronti di persone che hanno lavorato molti anni, pagato le tasse e contribuito a costruirsi un reddito di fine lavoro”.
“A nostro parere – dice ancora Piccioli – occorrerebbe una seria riflessione sul sistema previdenziale italiano che lega a doppio filo il numero di lavoratori a quello dei pensionati. Siamo un paese che sta invecchiando rapidamente ed un equilibrio di questo genere è davvero rischioso (su 36 milioni di italiani in età da lavoro oggi i dipendenti sia a tempo indeterminato sia a tempo determinato e gli autonomi sono 23 milioni, mentre i pensionati sono 16 milioni). I pensionati hanno un’unica entrata: tutte queste variabili legate al costo della vita, all’occupazione, nonostante ieri l’Istat ne abbia certificato l’aumento, essenziale per il rapporto attivi/pensionati, l’incremento delle bollette, degli affitti portano gli anziani a vivere male, a vedere in maniera molto incerta il futuro e spesso a sopravvivere”.
“Auspichiamo dunque – conclude Piccioli – un ampio e prossimo confronto con le Federazioni dei pensionati perché non esistono cittadini di serie a o di serie b. Tutti devono poter beneficiare di pensioni adeguate non solo al costo della vita, ma anche a quanto hanno versato negli anni di lavoro”.