UN FRENO AI MERCATI AGRICOLI

“L’agricoltura sta invadendo il commercio, assumendone le sembianze, cogliendo i vantaggi, e sottraendosi agli oneri. Proseguendo così chiederemo di diventare agricoltori”. È questo il grido di allarme di Anva-Confesercenti di Arezzo che ha raccolto le rimostranze degli operatori del commercio ambulante e in sede fissa del settore ortofrutticolo.
“Da diversi mesi ormai – sottolinea Mario Checcaglini direttore di Confesercenti Arezzo – assistiamo anche nella nostra provincia, al diffondersi della moda dei mercati agricoli di vendita diretta. Inoltre sono sempre più numerose le amministrazioni comunali, che favoriscono la nascita di queste forme di vendita senza approfondirne le conseguenti problematiche”.
“Da anni la nostra associazione – continua Checcaglini – sostiene l’accorciamento della filiera e la valorizzazione del prodotto locale. I protocolli firmati con le associazioni agricole e i progetto regionali come Vetrina Toscana, ne sono la conferma. Occorre però riconoscere l’importanza delle botteghe nei centri storici, e dei mercati dell’ortofrutta che da sempre riescono a calmierare i prezzi anche nei confronti della grande distribuzione.”
“Ormai ai farmer’s market – dichiara Lucio Gori di Confesercenti – si associa il risparmio ma in realtà, anche sulla base di una ricerca effettuata, non si registra una sostanziale differenza dei prezzi. Infatti una comparazione condotta nella primavera da Confesercenti in alcuni mercatali della Toscana, dimostra che solamente alcuni prodotti in vendita nei mercatali analizzati potevano vantare prezzi più economici di quelli esposti nei negozi e nei mercati”.
“Nonostante tutto – prosegue Gori – i coltivatori beneficiano dell’esonero del rilascio dello scontrino fiscale, oltre a quello di pagare il suolo pubblico e non sono soggetti agli adempimenti a cui devono invece attenersi i commercianti. E in questa fase, come se non bastasse, fruiscono delle facilitazioni iniziali dovute ai corposi finanziamenti pubblici di Regione e del sistema camerale.”
“Come associazione di categoria – conclude il direttore Checcaglini – temiamo inoltre, che l’agricoltore, prima o poi, metterà sul banco non solo i prodotti di produzione propria, ma anche quelli di altre aziende agricole, magari di altre provincie, venendo meno al principio di filiera corta. E la preoccupazione maggiore è che non tarderà a ricorrere agli acquisti all’ingrosso. Ovvero agli stessi canali di approvvigionano degli attuali commercianti. Per questi motivi chiediamo chiarezza e maggiori controlli nell’interesse non solo delle categorie coinvolte ma degli stessi consumatori”.

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