Confesercenti risponde lettera dei Sindacati

Checcaglini: “Occorre riprendere il dialogo. L’apertura domenicale degli esercizi è un problema anche per le piccole imprese”

Checcaglini risponde alla lettera dei Sindacati dei lavoratori del commercio che avevano scritto all’organizzazione in merito all’eccesso di deroghe relative alle aperture domenicali proclamando lo sciopero per il prossimo 30 aprile.
Confesercenti invita le parti a riprendere il filo del dialogo interrotto da qualche mese. Adesso c’è bisogno di un accordo che consideri le esigenze di tutti i soggetti coinvolti, lavoratori e imprenditori.
Mario Checcaglini, direttore di Confesercenti, considera un problema l’apertura generalizzata e diffusa degli esercizi nelle giornate domenicali. Occorre un equilibrio, che per Confesercenti si concretizza in una domenica al mese e non di più, ad eccezione naturalmente del centro storico.
“La piccola impresa a conduzione familiare – aggiunge Checcaglini – nel nostro territorio rappresenta ancora il 90% del tessuto commerciale. E sono proprio queste attività a soffrire in caso di apertura generalizzata la domenica degli esercizi. Al contrario l’apertura è negli interessi della grande distribuzione”.
Per questo Confesercenti ribadisce con una lettera ai segretari di CGIL FILCAMS, CISL FISASCAT e UIL UILTUCS, la possibilità di un accordo con i sindacati sul tema degli orari e del lavoro domenicale.
“Dispiace che il clima di larga condivisione in materia di orari, fino ad oggi manifestatosi – scrive Checcaglini – vada scemando tanto da indurre i Sindacati alla proclamazione di uno sciopero.”
“La mia organizzazione – prosegue il direttore Checcaglini – ribadisce quanto ha sempre espresso nei vari colloqui e incontri. La regola generale, da adattare alle singole realtà dovrebbe essere quella di un’apertura al mese, eccetto naturalmente il periodo natalizio. Le eccezioni a questa regola dovranno essere davvero limitate”.
In conclusione Confesercenti chiede di riaprire il dialogo, avviare un confronto tra organizzazioni sindacali, associazioni di categoria e amministrazioni comunali per poter tornare a sedersi intorno ad un tavolo e riprendere i fili di un’ intesa.

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