Consumi: Confesercenti, inflazione resta alta, peserà su acquisti di Natale. Trasformiamo fringe benefits in tredicesima bis, possibile spinta da 5,6 miliardi ai consumi

Consumi: Confesercenti, inflazione resta alta, peserà su acquisti di Natale. Trasformiamo fringe benefits in tredicesima bis, possibile spinta da 5,6 miliardi ai consumi

Sarebbe misura di sostegno e di sviluppo e costerebbe all’erario 1 miliardo di euro, potrebbe essere recepita con accordo sindacale

La lieve revisione al ribasso dell’inflazione di Istat, purtroppo, non cambia il quadro di questa fase, condizionato da un livello di inflazione che già ha iniziato a pesare e continuerà a pesare sugli acquisti delle famiglie, in particolare a Natale.

Secondo le nostre stime, la spesa delle famiglie dovrebbe ridursi di 2 miliardi quest’anno e nel prossimo dovrebbe registrare un’ulteriore flessione di 4 punti decimali rispetto alla previsione di crescita del +1% contenuta nella Nadef, pari a 4,3 miliardi in meno. Nel 2024 la minore spesa rispetto alle previsioni del governo rischia di arrivare a 12 miliardi.

Per ridare fiato ai consumi, semplifichiamo e riduciamo le procedure burocratiche dell’attuale regime dei fringe benefits, che ne rendono difficile l’utilizzo e la fruibilità da parte delle imprese, in particolare quelle di minori dimensioni. Dobbiamo trasformarli in una tredicesima bis, un trasferimento aggiuntivo nei confronti dei dipendenti – anche diretto in busta paga – cui sia applicata la stessa detassazione oggi prevista per i fringe benefits.

Si tratterebbe di un intervento Una Tantum di tutela mirato alle famiglie presumibilmente più in difficoltà in questa fase, ma anche di una misura che favorisce la tenuta delle attività e lo sviluppo economico, visto che la liquidità in più si trasformerebbe praticamente tutta in consumi.

Una misura di questo tipo, infatti, secondo le nostre stime, genererebbe fino a circa 1.500 euro aggiuntivi per 5 milioni di lavoratori, per un totale di quasi 7,5 miliardi di maggior reddito disponibile, che andrebbe in gran parte in spesa (+5,6 miliardi di euro). L’onere netto sarebbe di circa 1 miliardo per l’erario, a fronte di 2,1 miliardi di imposte e contributi mancanti e degli 1,1 miliardi recuperati grazie alla spinta ai consumi. Un intervento del genere potrebbe anche essere recepito da accordi di natura sindacale.

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