Flussi 2007: è tempo di bilanci. Per la prima volta, ricordano C.N.A, Confcommercio, Confesercenti,
Confagricoltura e Confartigianato si è potuto far ricorso ad un uso massiccio dell’informatica e questo
ha messo fine alle lunghe file alle poste ed al rischio di un mercato illegale della modulistica necessaria.
Non possiamo, però, sottovalutare i problemi sia di ordine burocratico che pratico che si sono
evidenziati.
Sono in particolar modo le associazioni di categoria che hanno dovuto subire i disagi più rilevanti,
assumendosi al contempo responsabilità e rischi sia di carattere legale che di rapporti con i propri
associati.
Sulla base di un protocollo sottoscritto con il Viminale prima e con la Prefettura di Arezzo poi, le associazioni
datoriali hanno infatti accettato di svolgere un importante ruolo di filtro e di garanzia per quanti
necessitavano di manodopera straniera “legale”.
“Dobbiamo ammettere – dichiarano C.N.A, Confcommercio, Confesercenti, Confagricoltura e
Confartigianato – che Il bilancio finale di questa operazione è piuttosto deludente, sotto vari punti di
vista, sui quali con spirito costruttivo e di difesa delle categorie di imprenditori e privati cittadini che
rappresentiamo, riteniamo importante soffermarci.
Il primo elemento su cui riflettere è quello numerico.
A fronte dei 1.374 posti complessivamente previsti per la provincia di Arezzo, nelle tre scadenze del
15-18 e 21 dicembre risultano presentate più di 5.000 richieste.
Non solo, le associazioni di categoria – diversamente da quanto era stato affermato in sede di sottoscrizione
del Protocollo – non hanno poi avuto alcuna corsia preferenziale per l’invio delle domande. Tutte
hanno infatti concorso allo stesso modo, sia che siano state inviate dalle associazioni datoriali, sia da
singoli cittadini.
Infatti l’affermazione del Ministero per cui i privati cittadini non potevano inoltrare più di cinque richieste
è stata nei fatti smentita. Questo percorso ha finito con il discriminare le domande inviate dalle associazioni
datoriali, nonostante lo spirito del Protocollo sottoscritto fosse quello di una collaborazione professionale tra Ministero ed associazioni in un ambito tanto delicato e complesso.
A questo punto, le associazioni di categoria si chiedono quale valenza abbia avuto la sottoscrizione “Ufficiale” di un Protocollo quando chiunque, anche senza la minima qualificazione professionale ha potuto inviare un numero illimitato di richieste. A rimetterci, ovviamente, sono stati i cittadini. A fronte dei buoni propositi teorici, quest’anno inoltre il sistema è stato ancora di più una lotteria a premi, affidata al caso.
Sulla base di questa esperienza, le associazioni di rappresentanza ritengono che nella prossima legge di
riforma sull’immigrazione si debbano prevedere sistemi basati su graduatorie periodiche determinate in
base alle reali necessità e bisogni sia di imprese che di privati cittadini. Tale considerazione vale in
particolare per le quote riservate a colf e badanti rispetto alle quali riteniamo opportuna l’introduzione di
graduatorie con criteri e/o punteggi in base ad esempio ai livello di invalidità, di autosufficienza e perciò
di urgenza sociale utili a garantire un’assistenza adeguata alla persona invalida che ne fa richiesta.
Solo così si può pensare di risolvere in maniera davvero efficace e “legale” il problema di milioni di
cittadini ed aziende. Ci sembra infatti del tutto strumentale che i diritti ed il destino delle persone venga
legato alla sola speranza di arrivare primi in una corsa contro il tempo.
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