Due giorni di sciopero in arrivo, in date che saranno comunicate a breve. Lo confermano oggi i sindacati dicategoria dei gestori dei distributori. Che rilevano: la distribuzione carburanti in Italia è uno dei pochi settori già liberalizzati, sin dal 1998: il Governo non ha alcuna scusa che giustifichi un ulteriore intervento che altro non sarebbe che un pacco regalo alla GDO, contenente un mercato da 43 miliardi di euro/anno. L’operazione con la quale tenta di carpire la benevolenza della gente è frutto di una palese mistificazione, ma produrrà in prospettiva danni all’economia ed allo stesso tessuto sociale del Paese, distruggendo l’attuale legislazione regionale.
Così l’ordine del giorno congiunto predisposto dalle Organizzazioni di categoria dei gestori, al termine della riunione unitaria degli organismi dirigenti di questa mattina.
Il Governo, come d’altra parte l’Antitrust, conosce bene quali sono i gangli vitali dove risiedono gli interessi ed i profitti dell’industria petrolifera, ma preferisce dare dimostrazione di attaccare platealmente i petrolieri su questioni -i prezzi sulla rete- che sa in partenza non potranno arrecare alcuna sanzione in un mercato che è libero di fatto e per legge.
A questo punto, il disegno è scoperto e chiaramente funzionale a favorire l’assalto al mercato della ricca e potentissima lobby della GDO a condizioni che sinora nessun operatore ha avuto. In questo film di guerra tra giganti economici -in cui il Governo ha deciso di intromettersi come cobelligerante- i Consumatori fanno la parte delle utili comparse nelle scene di massa, mentre i Gestori -una categoria di lavoratori! – diventano la vera carne da cannone sacrificabile, attestati come sono proprio sulla linea di fuoco e quindi soggetti ad un attacco organizzato, sistematico e concentrico.
I Consumatori, in tutto questo, avrebbero almeno il diritto di sapere che la GDO in questo settore, sulla scorta delle esperienze di altri Paesi, significa desertificazione del servizio di presidio territoriale e danni al tessuto sociale delle comunità, ulteriore emarginazione delle aree deboli, omologazione verso il basso dei livelli qualitativi dei prodotti e dei servizi offerti e, infine, monopolio e controllo dei mercati, destinato ad integrare quello dei petrolieri.
FAIS/AISA, FEGICA e FIGISC/ANISA prendono atto, tuttavia, che il disegno di legge predisposto -prima negato ed ormai apertamente confessato- non sia stato ancora reso pubblico e, con non poca buona volontà, intendono interpretare questo fatto come un gesto di riflessione ed apertura nei confronti dei problemi sollevati dalla categoria.
La proclamazione dello sciopero, perciò, viene confermata, sebbene con un ulteriore slittamento “tecnico” nella comunicazione delle date, per consentire al Governo di avviare in tempi brevissimi un confronto preventivo alla presentazione di qualsiasi testo normativo. Ove il Governo dovesse rimanere sordo e procedere in solitudine alla pubblicazione del ddl ripetutamente annunciato, conclude l’ordine del giorno, la chiusura degli impianti stradali ed autostradali scatterebbe immediatamente, già dalla prima settimana di febbraio.
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