Crescono le imprese del commercio su area pubblica, bene anche negozi di moda, alimentari e tecnologia. Prosegue la crisi dei non alimentari specializzati e delle edicole
Il commercio reagisce alla crisi, e nella seconda parte del 2014 si iniziano a cogliere i primi segnali di ripresa del settore. Soprattutto dal punto di vista occupazionale: secondo le stime di Confesercenti, nel secondo semestre dell’anno il commercio ha registrato un aumento di oltre 57mila occupati. Di questi, circa 31mila hanno trovato posto in un’attività gestita da imprenditori stranieri. Che sono protagonisti di un vero e proprio boom: le imprese del commercio guidate da un cittadino extracomunitario nel 2014 sono ormai più di 136mila, di cui oltre 93mila nel solo commercio ambulante, dove gli imprenditori stranieri arrivano a costituire la metà del totale.
Tab.1 – Occupazione complessiva commercio al dettaglio – confronto I e II semestre 2014
Comparto |
Occupati complessivi |
Variazione | |
I sem 2014 |
II sem 2014 |
diff. |
|
Commercio in sede fissa |
1.720.843 |
1.770.689 |
+49.846 |
Commercio ambulante |
203.730 |
210.624 |
+6.894 |
Commercio al di fuori di banchi e di negozi |
61.325 |
62.343 |
+1.018 |
TOTALE |
1.985.898 |
2.043.656 |
+57.758 |
Fonte: Elaborazione Confesercenti
Complessivamente, nel 2014 il commercio vede rallentare le chiusure di attività, mentre per alcuni comparti si registra il ritorno alla crescita del numero di imprese: soprattutto nel commercio ambulante (+5.455 imprese) e nel commercio al dettaglio in sede fissa di prodotti moda (+7.019), alimentari (+580) e di informatica (+314). Continua invece la crisi del dettaglio fisso di prodotti alimentari non specializzati (-6.238) e delle edicole (-824).
Tab. 2 – Stock di imprese in alcuni comparti del commercio al dettaglio – confronto 2013 e 2014
Comparto |
Stock di Imprese |
Variazione |
|
2013 |
2014 |
diff. |
|
Commercio ambulante |
182.763 |
188.218 |
+5.455 |
Commercio al dettaglio in sede fissa modatessili, abbigliamento e accessori |
132.154 |
139.173 |
+7.019 |
Commercio in sede fissa alimentare |
5.921 |
6.501 |
+580 |
Commercio in sede fissa informatica |
13.088 |
13.402 |
+314 |
Commercio al dettaglio in sede fissa prodotti non alimentari specializzati |
469.276 |
463.038 |
-6.238 |
Vendita di quotidiani e periodici |
35.149 |
34.325 |
-824 |
Fonte: elaborazione Confesercenti
“La fase peggiore della crisi del commercio – spiega Massimo Vivoli, Vice Presidente Vicario Confesercenti – parrebbe essere superata. Nel 2014 si scorgono segnali positivi, ed il 2015 potrebbe finalmente essere l’anno della ripresa. Si tratta però di una ripresa ancora da consolidare: serve una politica fiscale meno punitiva sui consumi, a partire dalla sterilizzazione del possibile aumento dell’IVA previsto dalla clausola di salvaguardia della legge di stabilità. Ma servono anche interventi per sbloccare il credito alle imprese e frenare la deriva della deflazione, che potrebbe gelare sul nascere la possibile ripresa”.
“Le prospettive future per il settore non sono comunque facili – aggiunge Mauro Bussoni, Segretario Generale di Confesercenti – sopravvivrà solo l’impresa che saprà cogliere i mutamenti del mercato interno e l’influenza dei progressi tecnologici sui nostri settori. Gli imprenditori, però, dovranno avere requisiti culturali e conoscitivi di cui, oggi, la stragrande maggioranza non dispone. Per questo dobbiamo concentrarci sulla preparazione: il Governo –conclude il Segretario Confesercenti – deve intervenire per garantire un maggior sostegno alla formazione imprenditoriale, con l’obiettivo di introdurre modelli culturali moderni e creare una classe di imprenditori in grado di rispondere alle sfide di oggi. Bisogna fare leva sulla qualità del servizio e sull’innovazione per resistere ad un mercato sempre più difficile: il 50% delle imprese del commercio nate nel 2010 ha chiuso dopo 4 anni, contro il 30% di chiusure del totale della nostra economia”.
FOCUS – IMPRESE STRANIERE
Nel commercio al dettaglio in sede fissa le imprese straniere sono ormai 43mila, con una crescita del 6% nell’ultimo anno. Negli ultimi anni, gli imprenditori stranieri hanno mostrato una maggiore resilienza: dal 2011 al 2014 le imprese a guida extra-Ue registrate nel comparto sono aumentate del 16%, contro una riduzione del 6% di quelle italiane. Le attività straniere aumentano soprattutto nel commercio al dettaglio alimentare specializzato (+9,8% nel 2014) e nel dettaglio non specializzato (+7,7% nello stesso anno).
Tab. 3 – Stock di imprese straniere in alcuni comparti del commercio al dettaglio – confronto 2013 e 2014
Imprese straniere |
2013 |
2014 |
Alimentare specializzato |
5.921 |
6.501 |
Non alimentare specializzato |
25.131 |
26.252 |
Dettaglio non specializzato |
9.452 |
10.176 |
Totale Commercio in sede fissa |
40.504 |
42.929 |
Totale commercio ambulante |
85.461 |
93.475 |
TOTALE COMMERCIO |
125.965 |
136.404 |
Fonte: elaborazione Confesercenti
Tab. 4 – Variazione stock di imprese, 2013 e 2014. Confronto imprese straniere ed italiane
Comparto |
Var% 2014/2013 |
Var. ass 2014/2013 |
||
straniere |
italiane |
straniere |
italiane |
|
Alimentare specializzato |
9,8% |
-0,9% |
580 |
-771 |
Non alimentare specializzato |
4,5% |
-1,7% |
1.121 |
-7.359 |
Dettaglio non specializzato |
7,7% |
-2,1% |
724 |
-1.691 |
Totale Commercio al dettaglio |
6,0% |
-1,6% |
2.425 |
-9.821 |
Totale commercio ambulante |
9,4% |
-2,6% |
8.014 |
-2.559 |
Fonte: elaborazione Confesercenti
In particolare, nel commercio al dettaglio alimentare specializzato il 60% delle imprese straniere si occupa della vendita di Ortofrutta (32%) e di Carne (27%). Le frutterie straniere pesano l’11% sul totale dei negozi di Frutta e verdura, un fenomeno che nel Lazio è diventato un vero e proprio boom: nella regione, l’incidenza delle frutterie straniere è del 33%, in crescita di circa l’11% dal 2011. Dinamica analoga a quella dei negozi di carne e prodotti a base di carne, aumentati di 125 unità nel 2014 a dispetto di una contrazione di 550 imprese italiane. Il peso delle macellerie straniere raggiunge quasi il 20% del totale in Lombardia e oltre il 10% in Emilia Romagna.
Ancora più incisiva la presenza di stranieri nel commercio al dettaglio su area pubblica: il risultato positivo del commercio ambulante in termini di stock di imprese è interamente dovuto agli ambulanti stranieri. Per quanto riguarda il commercio ambulante è nel comparto tessile, abbigliamento e calzature che le imprese straniere incidono di più, raggiungendo il 63% del totale. Tra il 2013 e 2014 gli ambulanti stranieri di abbigliamento crescono di oltre 8 mila unità e quelli nazionali si riducono di oltre 2.500. Complessivamente, sono straniere ormai quasi il 50% delle imprese di commercio su area pubblica attive in Italia.