Anche quest’anno i lavori della vostra assemblea si aprono in un momento ed in un contesto delicato, difficile per l’Italia, ma anche per l’Europa e per il mondo intero. Negli Stati Uniti si sono concluse da poco le elezioni presidenziali che, indipendentemente dal risultato e dal nome del nuovo presidente, hanno messo in evidenza luci ed ombre, equilibri e disequilibri, problemi economici e sociali della più grande potenza mondiale. In Europa, mentre ancora si discute di Brexit, si cerca il modo per uscire da una crisi economica che ha messo in ginocchio molti degli Stati membri, con l’aggravante di un sistema bancario che, invece di garantire il supporto necessario alla ripresa, ne rappresenta la componente più critica. In l’Italia, il terremoto che ha colpito le regioni centrali, portando la distruzione in molti paesi, insieme a disperazione e paura per centinaia di migliaia di cittadini ed imprese, è arrivato ad infierire su un Paese già duramente provato da una situazione economica, politica e sociale difficilissima. Nei telegiornali, le immagini delle macerie, di interi centri scomparsi dalle carte geografiche e delle famiglie sfollate, si alternano a quelle sui continui, drammatici sbarchi di immigrati, alle notizie sui dati economici ed alle dichiarazioni di questo o quel politico sul prossimo referendum costituzionale. Un dibattito che, dietro l’opportunità o meno di rivedere regole e istituzioni della nostra Repubblica, muove lo scontro sul futuro dell’attuale Esecutivo, sulla possibilità o meno che abbia la forza necessaria a proseguire il cammino per il rilancio dell’economia. Un rilancio certamente avviato dal Governo Renzi, ma che ancora procede a ritmi lenti, insufficienti a ridare alle famiglie la fiducia e la possibilità di far ripartire i consumi ed alle imprese le certezze necessarie per tornare ad investire e creare nuova occupazione, soprattutto per i giovani. L’ultima nota mensile dell’Istat, emessa la scorsa settimana, fotografa in modo puntuale la situazione. Parla di economia incerta e di nessuna prospettiva di accelerazione, nonostante un trend che non può definirsi negativo. Ma sul fronte delle famiglie, negli ultimi mesi, sono stati registrati segnali di decelerazione nella dinamica di spesa per consumi, con una flessione, ad ottobre, del clima di fiducia. Anche il mercato del lavoro sembra segnare il passo: l’ultimo dato trimestrale indica che l’occupazione è rimasta sostanzialmente stazionaria, dopo il consistente aumento dei primi sei mesi dell’anno.
Insomma, ancora una volta, in occasione di questo appuntamento annuale, siamo costretti a raccontarci una situazione tutt’altro che positiva, soprattutto per il nostro settore. Le famiglie non comprano, le imprese non investono, l’occupazione non aumenta. Ma non basta. A questo ciclo tutt’altro che virtuoso, si aggiungono tutta una serie di elementi che rendono complicata persino la sopravvivenza di molte, troppe imprese, soprattutto piccolissime e piccole, spesso a conduzione familiare.
Mi riferisco al peso fiscale, ai costi di gestione, alla lentezza ed all’incidenza della burocrazia sui tempi e sui costi di un’impresa, alla difficoltà di accesso al credito che oggi, più che mai, rappresenta uno dei passaggi più critici per chi voglia fare impresa, per chi voglia crescere o, più ancora, per chi abbia bisogno di sostegno per rimettersi in piedi.
Da troppo tempo, ormai, i rapporti sull’andamento della natalità e mortalità delle imprese in Italia assomigliano a bollettini di guerra. L’emorragia di imprese costrette a chiudere i battenti ha assunto livelli preoccupanti, soprattutto in considerazione del fatto che tra quelle che si arrendono ci sono spesso start up. Si tratta frequentemente del tentativo di giovani di entrare nel mondo del lavoro, prima di essere costretti ad emigrare in cerca di fortuna in altri Paesi. Oppure di ultracinquantenni, espulsi dal mondo del lavoro, che cercano di rientrarvi avviando attività autonome. A provarci sono i più coraggiosi, vista la giungla di difficoltà a cui vanno incontro.La scorsa settimana sono intervenuto all’inaugurazione del Salone del Franchising di Milano, dove eravamo presenti con la nostra Federfranchising. L’interesse nei confronti di questo strumento, di questo sistema di impresa, mi ha dato la dimensione certamente del grande sviluppo del franchising in Italia, ma anche della ricerca da parte di chi voglia fare impresa, di soluzioni a basso rischio e basso impegno economico. Nella speranza di aprire e restare aperti il tempo necessario a creare un giro d’affari prima di essere schiacciati dai debiti. So di rivolgermi ad una platea che conosce benissimo tutte le problematiche di cui ho parlato e per questo ho scelto di essere sintetico. Anche perché’ vorrei parlare dell’altra faccia della medaglia: vorrei parlare della capacità, dell’impegno, della professionalità, dell’iniziativa con la quale siete stati capaci di affrontare ed ogni giorno affrontate tutto questo. Siete sempre stati in prima linea, a cominciare dal confronto con gli altri Paesi europei. Mi viene in mente Vetrines d’Europe, un’iniziativa della quale siete stati promotori e che consente un lavoro congiunto a livello europeo per la tutela e lo sviluppo del commercio nei centri urbani. Un iniziativa che ha portato al di là delle alpi l’impegno di Confesercenti contro la desertificazione dei centri storici. Ed anche in Italia, avete fatto sentire la vostra presenza in molte occasioni delicate per il Paese e per il vostro territorio. Avete vissuto il dramma del terremoto, nel 2012, ed anche in quell’occasione vi siete rimboccati le maniche per sostenere ed assistere i cittadini e soprattutto le imprese che avevano visto crollare anni di lavoro e di sacrifici. Un lavoro che da decenni consente di esportare in tutto il mondo marchi pregiati e prodotti apprezzati ovunque. Marchi e prodotti che hanno ripreso in breve ad essere realizzati, messi sul mercato ed esportati grazie a campagne di sostegno delle quali siete stati tra i principali sostenitori. E da allora ad oggi, avete continuato a fronteggiare, insieme alle imprese colpite dal sisma, gli ostacoli ed i problemi della ricostruzione, del nuovo inizio. Questo soltanto per ricordare un evento, il terremoto, come quello che in questi ultimi mesi stanno vivendo le zone colpite e che in anni passati ha seminato morte e distruzioni in altre regioni del Paese. Come le frane, i crolli, le alluvioni. Proprio nei giorni scorsi sono stati celebrati i 50 anni dall’alluvione di Firenze. Ma le catastrofi naturali non sono le uniche a mettere in ginocchio cittadini ed imprese. Ci sono le difficoltà di cui ho parlato e che rendono così difficile il lavoro delle tantissime imprese presenti nel vostro territorio, ed alle quali avete sempre dato risposte attraverso le tante iniziative messe in campo, sempre con impegno e capacità innovativa. Dopo una crisi lunga sette anni che ha lasciato sul campo decine di migliaia di imprese, la ripresa stenta a decollare, mentre le sopravvissute faticano a resistere e spesso ci riescono soltanto tagliando sulla forza lavoro, sugli investimenti ed a volte, cosa più grave, sulla sicurezza. E’ difficile parlare di crescita, di modernizzazione, di rilancio, di competitività, quando l’obiettivo quotidiano di molte imprese è quello di arrivare a riaprire la mattina seguente. Voi, che siete vicino alle imprese, che conoscete questa realtà, queste paure, avere saputo e sapete coniugare l’impegno per il superamento dei danni provocati dalla grande crisi, con la voglia e la forza di guardare avanti, di ricominciare a progettare, ad investire in termini di idee e di mezzi. Credo che questa capacità vada riconosciuta. Credo sia l’elemento in grado di fare la differenza in un momento così delicato ed in un territorio, come il vostro, così ricco ed innervato di realtà imprenditoriali, spesso piccole e piccolissime. Penso alle ricchezze artistiche, culturali, naturali, gastronomiche che fanno della vostra città e della vostra regione uno dei più significativi poli di attrazione per il turismo nazionale e per quello internazionale. E penso alle migliaia di imprese che, lungo le vostre coste, nelle vostre città d’arte o lungo i percorsi enogastronomici, accolgono ed assistono questo turismo, nonostante le problematiche di cui abbiamo parlato. Il vostro ruolo, la vostra capacità di stare vicino a queste imprese, di fare da cassa di risonanza alle loro esigenze, alle loro urgenze, di essere interlocutori per loro conto delle forze politiche e delle istituzioni sul territorio, hanno fatto la differenza.
Avete fatto la differenza, e ci siete riusciti soprattutto affrontando le difficoltà e le sfide in modo unitario, compatto ed ancora una volta propositivo, innovativo, guardando al futuro. Mi fermo qui, anche perché’ credo di aver detto tutto questo a buona parte di voi negli anni passati, ma mi fa piacere avere avuto l’occasione di farlo ancora una volta, da presidente nazionale. Grazie ancora.
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