Nubi minacciose tra spread e stagnazione
Il meteo migliora e torna il sereno ma sul futuro dell’economia del Belpaese si addensano nubi minacciose tra spread ed una possibile stagnazione.Così l’Ufficio economico di Confesercenti commenta i dati diffusi oggi dall’Istat su Pil ed inflazione.
Il dato odierno sulla variazione del PIL nel primo trimestre di quest’anno, infatti, conferma che la nostra economia sta superando la fase negativa della seconda metà del 2018, quando, appunto, la variazione congiunturale era di -0,1%. Qui, purtroppo, terminano le valutazioni positive: l’Istat è stata costretta a ridurre di un decimale il dato delle anticipazioni diffuse solo un mese fa, dove la crescita congiunturale era collocata allo 0,2%, mentre la variazione acquisita per l’anno in corso è nulla. Il quadro generale sullo stato economico del paese rimane dunque fragile: anche la recente previsione di una crescita dello 0,3% segnalata dall’istituto di statistica, stentata ma almeno in campo positivo, rischia di apparire una speranza.
Ulteriori elementi di preoccupazione arrivano anche dal turismo, fino ad ora comparto più dinamico della nostra economia ma ora in grave difficoltà per il meteo. Ma anche dal contesto poco favorevole alla crescita delle imprese e dai segnali di irrigidimento del credito alle PMI, sottolineati oggi anche dal Governatore di Banca d’Italia Ignazio Visco.
Anche la dinamica dei prezzi conferma questa situazione di stagnazione, con un’inflazione di fondo che decelera di un decimale – collocandosi a 0,5% – ed uno scenario complessivo sempre determinato dalle componenti esogene – sia in salita che in discesa – in particolare dai prodotti energetici. Non ci sono, perciò, tensioni sostanziali e, come qualche osservatore ha fatto presente, “l’inflazione è scomparsa” anche perché la domanda langue. E questo non aiuta neanche la crescita nominale del PIL, componente essenziale nel percorso di riduzione del peso del debito.
La priorità, ora, è uscire dalla stagnazione e dall’incertezza. Bisogna spingere sull’acceleratore della crescita, senza contare troppo sugli effetti positivi – ancora da confermare – di Reddito di Cittadinanza e Quota 100. Meglio bloccare subito l’aumento IVA e puntare con forza sul lavoro, con la detassazione degli aumenti salariali: un modo per fa ripartire la contrattazione, l’occupazione e quindi i consumi, principale volano del nostro Pil.