primi due giorni dello sciopero proclamato dai benzinai contro il pacchetto liberalizzazioni del governo, scatteranno il 7 e l’8 febbraio prossimi. E’ quanto scrivono in una nota congiunta le tre sigle dei gestori (Faib, Fegica e Figisc) dopo l’approvazione del ddl al Consiglio dei Ministri. Le altre chiusure, nell’ambito del pacchetto complessivo di 14 giorni stabilito contro un ”Governo sordo alle richieste di dialogo”, potrebbero scattare nei ”giorni che vanno dal 25 febbraio al 3 marzo e dal 25 marzo al 3 aprile”. Nella nota congiunta, Faib/Aisa, Fegica e Figisc/Anisa spiegano che per i giorni 7 e 8 febbraio prossimi, sono previste ”le prime 48 ore di chiusura degli impianti sia di rete ordinaria che autostradale, con la sola eccezione della Sicilia, dove la chiusura iniziera’ dal 6”. ”Il Governo sceglie l’azione dimostrativa, chiudendo la porta ad ogni confronto, e costringe una intera categoria di lavoratori ad una risposta durissima e non equivocabile”, sottolineano i gestori spiegando di non essere ”disposti ad essere sacrificati in silenzio, ne’ per fare un favore alla potente lobby della grande distribuzione”. L’effetto che nel medio periodo ”verra’ ottenuto sara’ quello di consegnare il mercato ed i consumatori ad un monopolio ‘perfetto’, realizzato sulle due gambe dei giganti del petrolio e della Grande distribuzione organizzata, con buona pace della concorrenza, di certe sedicenti associazioni dei consumatori e degli apprendisti stregoni di un supposto e invece negato libero mercato”. ”Le misure che riguardano il nostro settore, nascoste nella confusione del progetto presentato, scippano le Regioni delle loro competenze, non portano alcun vantaggio alla collettivita’, evidenziano una volonta’ punitiva nei confronti della categoria”. E, afferma la nota dei benzinai, ”sono destinate al contrario a depauperare gli investimenti industriali effettuati sugli impianti esistenti, disincentivando anzi qualsiasi nuovo investimento destinato ad aree moderne ed integrate con attivita’ non oil collaterali, la conseguente contrazione dei livelli occupazionali, la mortificazione della diversificazione e del livello qualitativo dei servizi offerti ai consumatori, costretti a percorrere decine di chilometri per trovare un impianto”.
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